Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2008  -  Marzo

 

 

 

 

 

BISOGNA PAGARE IL CONTO ?

 

COMMENTO

 

Il primo trimestre del 2008 passerà alla storia dei mercati finanziari come uno dei più turbolenti.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. A partire da inizio gennaio il mercato azionario USA, ben rappresentato dall’indice SP500, ha fatto venire le palpitazioni ai risparmiatori di tutto il mondo, che lo seguono come un faro nella tempesta. Dopo aver iniziato l’anno a quota 1.470, ha perso il 15% in 13 giorni, ha recuperato circa il 10% nei 10 giorni seguenti, ha riperso oltre il 5% in 3 giorni, per recuperarli quasi tutti in 13 giorni. A fine febbraio ha perso nuovamente il 7,5% in 9 giorni, tornando sui minimi dell’anno. Da martedì 11 marzo i movimenti in prossimità di tali minimi sono diventati addirittura frenetici, con continui cambi di direzione di entità superiore al 2-3% quasi ogni giorno.

Se facciamo un calcolo sommario constatiamo che in meno di tre mesi l’indice Usa ha compiuto movimenti complessivi di oltre il 60%. Si tratta di una volatilità che ha ben pochi precedenti e che si spiega con la drammatica presa d’atto che gli USA sono in  recessione, ma contemporaneamente con la incapacità da parte dei mercati di prevedere ora se la recessione sarà breve o lunga.

A causare la forte volatilità, che negli ultimi giorni appare impazzita poiché assolutamente priva di direzione, ha contribuito la constatazione da parte del mercato che la Federal Reserve americana ha fissato a quota 1.270 dell’indice SP500 la propria “linea del Piave”, da difendere ad ogni costo. Evidentemente Bernanke e soci temono che lo sfondamento di questa soglia possa provocare quell’avvitamento che renderebbe tutto disperatamente difficile.

Per evitarlo la Fed è intervenuta, chirurgicamente e per due volte, proprio quando il mercato stava pericolosamente testando quel livello (la seconda volta, martedì 17 marzo, sembrava addirittura volerlo sfondare).

Gli interventi sono stati effettuati utilizzando le armi pesanti, forse quasi tutte quelle a disposizione. Dapprima la decisione di aprire una linea di credito agevolata da ben 200 miliardi di dollari a chiunque necessiti di liquidità, accettando a garanzia (garanzia???) le cartolarizzazioni subprime che oggi valgono come la carta straccia. In pratica, siccome alcuni stimano che l’attuale buco non ancora emerso sia circa 200 miliardi, la Fed si è detta disponibile ad assorbirlo e ripulirlo tutto.

La seconda arma letale è stato il massiccio taglio dei tassi ufficiali sui Fed Funds di tre quarti di punto per portarli al 2,25%, conditi con l’affermazione ufficiale che se necessario si taglierà ancora.

E’ quindi probabile che per ora i ribassisti si siano messi il cuore in pace ed il mercato azionario, dopo aver visto per due volte in pochi giorni quello che per la Fed sembra essere “il baratro” ed aver fatto entrambe le volte il classico balzo indietro, possa imbastire nelle prossime settimane, quando sarà finito il ciclo delle trimestrali bancarie, un rimbalzo un po’ più duraturo delle 24 ore. Non tale da cambiare l’impostazione negativa di lungo periodo, ma sufficiente a dare un po’ di respiro ai risparmiatori depressi e a consentire ai soliti guru di affermare che la crisi è passata e la recessione è finita.

 

 

FOCUS MACROECONOMICO

 

OPERAZIONE FIDUCIA: UNA PARTITA A POKER COL MERCATO

 

I dati macroeconomici e le notizie dal mondo bancario delle ultime settimane hanno confermato la precarietà della situazione e consigliato la Federal Reserve ad agire massicciamente a sostegno dei mercati.

Il fatto che nelle dichiarazioni uffciali si motivino le robuste iniezioni di liquidità ed i tagli ai tassi con i timori per il peggioramento della situazione economica è come nascondersi dietro ad un dito.

In realtà Bernanke ha il timore di un avvitamento della situazione del sistema finanziario, con possibilità di fallimenti a catena, per cui sta allagando il sistema di liquidità per favorirne il regolare funzionamento.

E’ evidente che si sta giocando una partita a poker col mercato, poiché soltanto se tornerà la fiducia nella solvibilità delle controparti il mercato potrà riprendere a funzionare e la molta carta straccia in circolazione troverà qualcuno disposto a riconoscerne un qualche valore.

In caso contrario la liquidità continuerà, come è successo finora, ad essere riversata sui sicuri T-Bond e non ad affluire al sistema. Questo blocco del credito, se dovesse proseguire per qualche altro mese toglierebbe ossigeno a molte realtà imprenditoriali già in difficoltà per il rallentamento congiunturale in corso, e prolungherebbe la recessione per tutto il 2008.

La conseguenza certa di questa mossa è che la liquidità immessa rischia di alimentare le spinte inflazionistiche di medio periodo, col rischio che, se la “operazione fiducia” non andrà in porto, ci si potrebbe ritrovare con la spiacevole constatazione, tra qualche mese, di aver creato il mostro della “stagflazione”.

All’affanno della Fed si è unito anche quello di Bush con alcuni interventi tesi a confortare i mercati ed a rassicurarli che anche lui interverrà in caso di bisogno. A giudicare dalla reazione dei mercati, che è sempre di segno contrario a quello desiderato, il Presidente probabilmente aiuterebbe maggiormente col silenzio e con la dichiarazione di non volersi occupare di economia.

Comunque sembra che dai mercati un po’ di orgoglio abbia fatto capolino ed un tentativo di rimbalzo è in atto. Occorre stabilire se si tratterà di una ripresa duratura o dell’ennesimo “dead cat bounce”, cioè il rimbalzo del gatto morto. Personalmente credo che il primo segnale di inversione ciclica dell’economia dovrà venire dal settore immobiliare. Detto in altri termini, fino a quando dal settore immobiliare non giungeranno segnali non effimeri di ripresa, potremo sempre e soltanto parlare di rimbalzi o tuttalpiù di “bear market rally”, destinati a infrangersi contro la realtà e seguiti da ondate ribassiste che segnano sempre nuovi minimi.

Nei mesi a venire occorrerà quindi prestare attenzione soprattutto a questo settore. Per ora non sembrano esserci segnali di ripresa. I prezzi delle case, rappresentati dall’indice Case-Shiller, segnano un calo annuo superiore al 10% e continuano a scendere, come pure le vendite di case, diminuite di quasi il 50% rispetto ad un anno fa. La fiducia dei costruttori, rappresentata dall’indice NAHB, dopo essere scesa dai valori intorno a quota 70 degli anni 2004 e 2005, fino al minimo di 18 nel dicembre scorso, staziona da qualche mese a quel livello ed a marzo è risultata invariata a quota 20. Non sembra quindi proprio il caso di parlare di ripresa.

 

 

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