Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2008  -  Maggio

 

 

 

 

 

COLPO DI SPUGNA

 

COMMENTO

 

Sui mercati è arrivato il colpo di spugna. Fino a pochissime settimane fa c’era il timore di una crisi finanziaria mondiale, con effetti di lungo periodo imprevedibili e forse devastanti, al punto che non mancava chi parlasse di fine del sistema finanziario americano, su cui poggia tutta quanta la globalizzazione.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. A cancellare tutti i timori ha provveduto una dose massiccia di tranquillanti che ha fatto dimenticare ai risparmiatori tutte le precedenti ansie, ma ha mandato in tilt la capacità di comprensione di chi ricerca un po’ di razionalità dietro le oscillazioni degli indici.

Se non fosse per la certezza che le autorità che sovrintendono ai mercati svolgono a dovere il loro obbligo di garantire la regolarità e la trasparenza delle contrattazioni (?!) ci sarebbe quasi da pensare che dietro i movimenti isterici delle borse ci sia una regia occulta che spinge regolarmente verso opposti estremismi le naturali forze che si confrontano quotidianamente nel tentare di dare un valore agli strumenti finanziari.

Ricapitoliamo quel che è successo.

Nei primi tre mesi del 2008 il capitombolo dei mercati è stato causato dalla presa d’atto della recessione americana, dal riemergere dell’inflazione, dalla gravità della crisi nel sistema bancario globale, quasi tutto coinvolto nella bolla subprime e pieno di perdite: palesi per circa 300 milioni di dollari ed occulte per almeno il doppio, con previsioni di progressiva manifestazione nei mesi seguenti e la probabile difficoltà da parte di più di una tra le principali banche del mondo.

Che cosa è successo nelle ultime 3 settimane?

Nella sostanza le stime sulle perdite bancarie si stanno rilevando esatte, anche se mancano all’appello parecchie “sofferenze” che non a caso stanno provocando il protrarsi della grave crisi di fiducia all’interno del sistema, con i tassi interbancari a breve assai superiori al tasso di riferimento determinato dalle banche centrali, sia in Europa che in USA.

L’inflazione sta ancora crescendo e si diffonde su scala planetaria, spinta dai prezzi delle risorse naturali e dell’energia, in crescita da anni, ma anche dalle derrate alimentari. A fronte di salari sostanzialmente stabili, l’erosione del potere d’acquisto sta diventando cronica e difficile da sopportare, tanto che se nel ricco mondo occidentale si mugugna, in diverse parti del mondo meno fortunate si vedono i segni della carestia e i tumulti di piazza.

L’unico dato che non ha rispettato le fosche attese è stato il PIL americano, che nella prima stima ufficiale del primo trimestre è stato fotografato in crescita dello 0,6% su base annua ed al di sopra del previsto +0,2%. Non c’è quindi la certificazione ufficiale della recessione, per merito del segno più davanti alla percentuale realizzata. Tuttavia la crescita è oggettivamente striminzita e ci proietta una immagine di stagnazione. Infatti non c’è una differenza significativa tra il dato uscito ed un ipotetico -0,1% che invece avrebbe certificato l’inizio della recessione.

Per di più, se andiamo a leggere dentro il dato, scopriamo che la positività è tutta dovuta alla distorsione statistica che questi indicatori incorporano.

Infatti tra le componenti del PIL in positivo troviamo praticamente soltanto le esportazioni (favorite dal calo del dollaro) e le scorte di magazzino. La crescita delle scorte fa salire il PIL ma non è certo

un indice di buona salute dell’economia, poiché le scorte sono merci invendute, che dovranno essere

riassorbite da minor produzione futura. Anche l’aumento delle esportazioni non è un gran segno di salute della domanda interna, ma caso mai del fatto che gli stranieri aumentano i loro acquisti negli USA per merito del dollarino. Il mercato immobiliare, d’altra parte, sta limitando il suo tonfo, comunque fragoroso, grazie all’arrivo di europei ed asiatici a caccia grossa di immobili a prezzi di saldo nelle grandi città americane.

Il dato globale non muta quindi la realtà delle cose, ma ha avuto un importante effetto psicologico sulla fiducia nella ripresa futura. E’ bastato a far rialzare la cresta a non pochi analisti, che tornano baldanzosi a parlare di recessione evitata e pronosticano l’imminente uscita dal tunnel.

Come è possibile che una rondine, e per lo più abbastanza spennacchiata, basti a far pensare al ritorno della primavera?

Questione di feeling. Non parlo della celebre canzone del duo Mina-Cocciante. Ma di quello che si è creato tra i mercati e le autorità monetarie e fiscali, cioè il duo Bernanke-Paulson. Chi sia il primo lo sanno tutti. Il secondo è Segretario del Tesoro USA, l’eminenza grigia della politica economica USA, quello che prepara le dichiarazioni che deve fare Bush.

Ebbene il duo è riuscito a far capire ai mercati che due o tre colpi ben assestati sarebbero stati sufficienti a riportare la “fiducia” sul sistema economico americano e far passare tutte le ansie.

Due di questi colpi li ha affibiati Bernanke. Il primo è stato il salvataggio, deciso a metà marzo nel giro di una notte, del colosso bancario Bear Stearns da parte di JP Morgan praticamente con i soldi della Fed. Con questa mossa inaspettata si è comunicato che nessuna grande banca sarebbe fallita, perché la Fed non l’avrebbe permesso. Non è un caso che da allora il settore bancario, sia in USA che in Europa, abbia messo a segno un recupero vasto e generalizzato, nonostante le numerose comunicazioni di nuove perdite, che da quel momento hanno smesso di far paura.

Il secondo è stato il protrarsi e l’ampliarsi della continua immissione di liquidità, con ogni mezzo e senza andare troppo per il sottile, culminato con l’accettazione della carte straccia subprime in garanzia per ottenere finanziamenti dalla Fed. Una gigantesca opera di nazionalizzazione del rischio che non è servita a debellare il credit chrunch, ma ha dato il chiaro segnale che la Fed c’è ed è disposta a giocare tutte le carte per evitare il peggio.

Il terzo colpo lo ha messo a segno Paulson ed il mondo politico, approvando senza litigare troppo ed in tempi più rapidi del solito il bonus fiscale di 160 miliardi di dollari che nei prossimi giorni arriverà nelle cassette postali degli americani.

Molti analisti hanno una grande fiducia negli effetti taumaturgici di questo regalo e pensano che gli americani useranno i quattro soldi che riceveranno per ributtarsi a spendere e spandere come ai vecchi tempi, dimenticando il caro benzina, la rata del mutuo sempre più alta, la crescita del prezzo del pane e persino quella dei viaggi all’estero per colpa del mini dollaro.

Si aspettano quindi un’estate che faccia dimenticare le difficoltà e ripartire l’America.

I mercati stanno assecondando questo ottimismo e stanno recuperando dai minimi di marzo.

L’indice SP500 ha ormai recuperato il 50% delle perdite subite da novembre a marzo ed ha fornito importanti segnali tecnico-grafici che potrebbero estendere la portata del recupero a livelli impensabili solo pochi giorni addietro. In questa inaspettata frenesia rialzista il mercato è stato favorito da risultati societari migliori delle grigie attese. La stagione delle trimestrali relative al primo trimestre 2008 non è ancora conclusa, ma da quel che si è visto il calo degli utili è stato minore del previsto e non sono mancati risultati decisamente positivi. E’ infatti proseguito l’effetto doping valutario sui bilanci dei colossi multinazionali americani, che producono e vendono fuori dagli USA, realizzando profitti in valuta pregiata. Il rimpatrio contabile di questi profitti fa lievitare i risultati consolidati di gruppo, che sono espressi in dollari, sorprendendo gli analisti che non sono avvezzi a considerare nelle loro stime gli effetti delle plusvalenze valutarie.

Ed ora?

Come sempre è bene affidarsi ai grafici, magari turandosi il naso, piuttosto che intestardirsi in una visione, magari corretta, ma che, se non è condivisa dal mercato, rischia di compromettere i rendimenti dei propri investimenti.

Il colpo di spugna psicologico c’è stato. Ora i mercati vivono una sorta di luna di miele con il futuro.

E’ presumibile che questa situazione duri ancora qualche settimana, in attesa che maturino le notizie sul secondo trimestre e si verifichi se la mancata recessione è un miracolo di San Bernanke oppure è soltanto una illusione ottica ed un semplice rinvio della resa dei conti.

Il peggio è dietro le spalle o deve ancora arrivare? Sarà questo l’enigma dell’estate.

 

 

FOCUS MACROECONOMICO

 

ANALISI GRAFICA DELL’EURO-DOLLARO

 

Nel corso del 2008 dal minimo di Gennaio di area  1,43 e con la decisa rottura della congestione che ingabbiava i corsi in area 1,43-1,50 è partito un solido trend ascendente per il future Euro/Dollaro USA (€/$).

Tale movimento, sostenuto dalla trend line di lungo periodo, ha portato il cross fino a testare il record storico di area 1,60 (massimo 1,5985).

Da qui, negli ultimi giorni, è partito un violento movimento correttivo che ha spinto  rapidamente i corsi in area 1,54/1,53.

La tenuta di questi importanti livelli  potrebbe favorire una fase di consolidamento necessaria ad un nuovo attacco dei massimi assoluti.

Diversamente l’abbandono di 1,53/1,52 potrebbe velocemente proiettare i corsi al test di area 1,50/1,49 dove attualmente transita la trend line rialzista  di lungo periodo e l’importante supporto statico.

Tra i principali indicatori, l’RSI a 14 periodi dopo aver preannunciato l’inversione del trend con un’evidente divergenza ora si sta dirigendo verso l’area di ipervenduto.

Il MACD dopo aver incrociato al ribasso la propria signal-line,  si sta ora dirigendo verso la soglia dello zero.

La media mobile a 13 periodi ha recentemente incrociato al ribasso la media mobile a 40 periodi ed entrambe non sono riuscite ad arginare la correzione dei corsi.

Per vedere il grafico segure il link: http://www.borsaprof.it/IMG_NEWS/EURO-DOLLARO.gif

 

ATTENZIONE: l’investimento in borsa è rischioso, il lettore si assume piena responsabilità delle proprie scelte economiche e finanziarie, consapevole dei rischi connessi a qualsiasi forma di investimento in strumenti finanziari.

L’autore e l’editore declinano ogni responsabilità da eventuali danni diretti o indiretti, perdite economiche  derivanti dall’uso di questo articolo.

 

ANALISI GRAFICA DEL PETROLIO

 

Il derivato sul petrolio ha vissuto un 2008 in forte ascesa partendo dal doppio minimo di Gennaio/ Febbraio  rispettivamente in area di 85 e 86 Dollari, fino a sfiorare nell’ultima settimana di Aprile la soglia psicologica dei 120 Dollari.

I corsi del derivato sul petrolio sono attualmente inseriti in un solido canale ascendente il cui bordo inferiore è stato lambito dalla  recente correzione da cui è scaturita una rapida reazione creando le premesse per un ulteriore allungo. Il quadro tecnico rimane interessante e il superamento con forza della soglia psicologica e resistenza di 120 $ provocherà un’accelerazione dei corsi verso livelli mai raggiunti (da proiezione anche 135/140 $).

Diversamente, importante risulta la tenuta del supporto statico e della trend line  situati in area 110 $, violazione dei quali potrebbe provocare un’ulteriore accelerazione ribassista fino area 100/98 $.

Tra i principali indicatori, l’RSI a 14 periodi dopo aver preannunciato lo storno con la formazione di una divergenza staziona in terreno neutrale. Il MACD stabilmente al  di sopra della soglia  dello zero ha recentemente incrociato al ribasso  la propria signal line.

La media mobile semplice a 40 periodi sembra aver contribuito ad arginare la recente correzione, inoltre  nell’ultima seduta i corsi hanno violato al rialzo la  media mobile  a 13  periodi. 

Per vedere il grafico segure il link: http://www.borsaprof.it/IMG_NEWS/petrolio.gif

 

ATTENZIONE: l’investimento in borsa è rischioso, il lettore si assume piena responsabilità delle proprie scelte economiche e finanziarie, consapevole dei rischi connessi a qualsiasi forma di investimento in strumenti finanziari.

L’autore e l’editore declinano ogni responsabilità da eventuali danni diretti o indiretti, perdite economiche  derivanti dall’uso di questo articolo.

 

 

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