Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino

Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000

 

Anno 2007  -  Ottobre

 

 

 

 

 

COSI’ DICONO I MERCATI

 

COMMENTO

 

Gli ultimi giorni sui mercati finanziari sono stati dominati dalla mossa, inaspettata ed aggressiva, del taglio dei tassi praticata dalla Federal Reserve americana.

Casella di testo: Nessuno ha la sfera di cristallo. Le opinioni e le previsioni di questo report derivano dall’applicazione di tecniche di analisi e dall’esperienza diretta dell’autore. Si garantisce  scrupolo ed indipendenza nelle analisi. L’esattezza delle previsioni non può garantirla nessuno. L’evento ha fatto schizzare gli indici al rialzo, provocado una inversione rialzista sulle borse principali, che sembrano aver dimenticato di colpo le difficoltà estive, la crisi dei sbprime e dell’immobiliare, i rischi di recessione.

Ricordo, e chi mi segue da tempo l’ha già letto più volte, che chi non si limita a commentare, ma opera quotidianamente sui mercati e vuole farlo in modo profittevole, deve lasciare da parte pregiudizi e certezze, per affidarsi esclusivamente alle indicazioni dei mercati, che sono sovrani e fanno quello che vogliono, anche se non lo condividiamo. Per cui, come sempre, mi inchino alla volontà del mercato e colgo questo segnale di inversione di breve periodo che potrebbe riportare le borse sui massimi annuali ed oltre. Gli indici americani SP500 e Nasdaq, d’altra parte, con lo strappo dei giorni scorsi, sono tornate su livelli già molto vicini ai massimi di luglio (rispettivamente 1.556 e 2.724) e soprattutto hanno completato una figura grafica (testa e spalle di continuazione rialzista) che le proietta verso un obiettivo ben superiore ai precedenti massimi (rispettivamente a 1.630 e 2.900).

Le borse europee sono invece ancora abbastanza lontane dai precedenti massimi (il nostro Mibtel addirittura lontanissimo, quasi il 10%) e ciò dimostra la maggior forza relativa dei mercati americani, premiati dagli investitori come se l’epicentro del terremoto subprime fosse stato in Europa anziché in USA.

Detto questo, occorre farsi qualche domanda, perché il rischio di non capirci più nulla è molto forte.

Infatti a luglio, quando gli esperti lanciavano messaggi rassicuranti, i mercati hanno effettuato una pesante correzione, anticipando devastanti conseguenze dall’insolvenza dei mutui subprime. Da metà agosto, quando hanno cominciato a circolare notizie di effettive difficoltà di grandi banche, i mercati hanno fermato la loro discesa. Infine, quando Bernanke ha ammesso finalmente la gravità della situazione e proceduto a tagliare in modo rilevante i tassi, è partito un rally che sta rapidamente riportando ai massimi le borse. Sembra quasi che i mercati funzionino all’opposto rispetto alle dichiarazioni di esperti e banchieri centrali.

LA CRISI SUBPRIME C’È O NON C’È?

La situazione del settore edilizio americano è estremamente difficile. La caduta della costruzione e vendita di case prosegue ininterrotta ed ha ormai ridimensionato enormemente il settore, che dovrebbe proseguire con i licenziamenti ancora per qualche mese. Questo fatto darà una spinta recessiva non trascurabile all’economia USA. Le difficoltà che gli americani incontrano ad onorare i mutui sono evidenti. L’aumento dei fallimenti personali spingerà ulteriormente in basso il prezzo delle case, la cui offerta sarà potenziata dall’aumento delle aste fallimentari. Il vortice perverso dovrebbe portare ad una riduzione dei consumi, che si manifesterà nei prossimi mesi. Non sarà probabilmente il taglio di mezzo punto degli interessi a risolvere la situazione. Pertanto ritengo abbastanza inevitabile di qui a qualche trimestre la caduta in recessione degli USA.

La recessione potrebbe essere evitata soltanto se si trovasse un potente catalizzatore di innovazione, tale da assorbire in tempi rapidi molti investimenti e dare rinnovato impulso all’economia, in modo da compensare le falle dell’edilizia e della old economy, che mostrerà il fiato.

Potrebbe essere nuovamente l’High tech? Difficile.Non vedo nessuna killer application all’orizzonte tale da ripetere la internetmania degli ultimi anni 90. Potrebbe essere l’eco-business, con utto quel che ne consegue? Forse, anche se intorno al fenomeno sono molte più le parole che i fatti e le applicazioni utilizzabili prontamente su vasta scala. Forse l’eco-business richiede ancora qualche anno per decollare.

Oppure la recessione potrebbe essere controllata con potentissime immissioni di liquidità, con tassi ben al di sotto degli attuali livelli e generazione di impulsi inflazionistici notevoli.

Dal momento che sul primo scenario la Fed non ha voce in capitolo, sembra essere questo secondo scenario quello perseguito a malinquore dalla Fed, sebbene a parole si continui a dire di tenere la guardia lata contro l’inflazione.

Perché allora i mercati riprendono a volare come se niente fosse? A mio parere i mercati finanziari hanno raggiunto dimensioni tali da non poter più essere controllati o frenati in modo efficace dalle autorità monetarie. L’espansione della leva, dal carry trade ai derivati, è un fenomeno di portata ormai troppo ampia, e in gran parte gestito fuori dai bilanci ufficiali (vigilati) delle grandi banche. Le autorità di vigilanza non riescono più ad avere nemmeno la percezione della dimensione del rischio insito negli strumenti finanziari.

Inoltre l’approccio all’investimento è diventato, da parte dei singoli risparmiatori, come anche da parte delle grandi istituzioni, sempre più speculativo in ottica di breve termine. I fondi devono dare il risultato subito, per non innervosire i clienti, gli hedge devono guadagnare sempre, perfino l’autorità monetaria cinese ha istituito un fondo con lo scopo di usare le riserve in modo più speculativo e farle rendere di più. Provate a prospettare a qualcuno un investimento che renda il 3% l’anno, che è all’incirca l’aumento del PIL nominale italiano e corrisponde ad un rendimento reale di oltre l’1%.

La risposta più gentile che vi potrà dare è: Non sei capace a fare di più?

I mercati sono da tempo alla continua ricerca di rendimenti sempre maggiori (gli eleganti dicono “alla ricerca di Alpha”). Per fare ciò si studiano strumenti sempre più sofisticati e difficili da capire, che a volte scoppiano nelle mani degli apprendisti stregoni che li hanno inventati.

ALLA RICERCA DELLA COCA-MONEY

E’ una frenesia simile a quella del tossicodipendente. In tale situazione le Borse sono condannate a crescere sempre, altrimenti il tossico va in crisi di astinenza.

I banchieri centrali non possono dirlo, ma ne sono consapevoli. Al punto che il loro atteggiamento è ormai sempre più somigliante a quello di certe mamme di tossici, che fanno le prediche ma tirano fuori i soldi per comprare la dose, atrimenti il figlio in crisi di astinenza spacca tutto.

Provate ad osservare quel che è successo in questi mesi.

La crisi subprime è esplosa senza che la Federal Reserve ne avesse la minima consapevolezza (la scoperta del figlio drogato). Ricordiamo che Bernanche in luglio aveva stimato l’entità del rischio tra i 50 e i 100 miliardi di dollari. Le stime fatte successivamente da alcune merchant banks hanno invece ipotizzato una esposizione 20 volte superiore.

Il crollo emotivo dei mercati in agosto (la crisi di astinenza) ha fatto perdere il sonno a Bernanke, che, dopo aver fatto un po’ di prediche, ha dimenticato i timori di inflazione e si è precipitato in soccorso ai mercati iniettando (termine quanto mai calzante) massicce dosi di liquidità, per impedire fallimenti bancari (il metadone). Ma i mercati volevano il taglio dei tassi (la droga). Infatti hanno snobbato l’immissione di liquidità, che veniva parcheggiata in Bonds governativi, anziché essere trasferita all’economia.

Allora Bernanke ha dovuto concedere il taglio, motivandolo con la crescente incertezza per la crescita ma soprattutto con la paura che il credit crunch trascinasse l’economia al blocco dell’attività (il tossico che spacca tutto).

I mercati hanno preso atto e festeggiato, perchè hanno capito che:

1) La Federal Reserve è nelle loro mani e interverrà ogni volta che si strillerà un po’ forte.

2) Anche stavolta gli speculatori ce l’hanno fatta a rinviare la resa dei conti ed un altro giro di giostra può iniziare.

3) Con l’abbassamento dei tassi può ricominciare il gioco del carry trade e della speculazione, che per 4 anni ha funzionato.

4) E ben venga se l’economia andrà peggio. Vorrà dire che Bernanke taglierà ancora, per la gioia di chi si indebita.

… COME ANDRÀ A FINIRE

Il buon senso dovrebbe farci capire che, come sulla strada del tossico può esserci l’overdose, anche per i mercati non si può continuare a rinviare all’infinito l’assunzione di responsabilità e trasferire al futuro il ripianamento di debiti che aumentano sempre più.

Prima o poi in USA si dovrà tornare a risparmiare qualcosa. Si dovranno restituire i prestiti, oltre che rinegoziarli in eterno. Si dovrà smettere di stampare moneta per pagare le importazioni eccedenti, vivendo sulle spalle degli altri paesi. Si dovrà smettere di fare guerre, che in questi anni hanno sostenuto una fetta consistente dell’economia.

Una volta la medicina di questi squilibri era una sola e si chiamava svalutazione della moneta e recessione economica, spesso preceduti da aumenti dell’inflazione. Ora la parola recessione è bandita dal vocabolario dei politici e dei banchieri, che preferiscono protrarre gli squilibri più a lungo possibile, magari all’infinito, nella speranza che la deflazione asiatica continui a tenere calma l’inflazione mondiale.

Tuttavia io penso che qualcuno dovrà pagare il conto. E più la lista si allunga, più il conto sarà salato. Non sappiamo quando, però.

Quando avverrà comunque, statene certi, la maggioranza rimarrà sorpresa, non riuscirà a capire come sarà potuto succedere e si lascerà bruciare le dita dal cerino. Come sempre.

Io invece mi stupisco di come possa succedere che le borse salgano ancora. Mi stupisco, ma mi adeguo.

Godiamoci questa nuova dose di coca-money, prima che passino gli effetti.

 

 

FOCUS MACROECONOMICO

 

LA CURA DA CAVALLO SALVERA’ L’AMERICA DALLA RECESSIONE ?

 

La settimana passata è stata completamente monopolizzata da quello che possiamo definire “l’evento”. Il capovolgimento della politica monetaria americana, con il brusco taglio dei tassi, ha dato una sferzata ai mercati accantonando ai margini dell’interesse tutti gli altri dati macroeconomici.

Siccome il taglio è stato molto aggressivo e lascia presumere che proseguirà ulteriormente, le borse hanno festeggiato, sull’onda dei ricorsi statistici, che vedono sempre le borse reagire bene ad un taglio, a maggior ragione se superiore all’entità prevista. Nel contempo il dollaro è scivolato oltre 1,41, a livelli ormai quasi da “ultima spiaggia” nei confronti dell’euro, mentre il petrolio ha proseguito la sua marcia verso quota 84 dollari.

Il movimento sui mercati valutari sembra guidato da aspettative di maggior debolezza nella crescita economica, mentre quello sull’azionario da componenti più emotive, quasi da riflesso condizionato, poiché è evidente che se gli Usa andranno in recessione non si capisce bene che cosa ci sia da festeggiare sull’azionario.

L’aspetto emozionale si è visto molto bene nei giorni seguenti il taglio dei tassi, in cui, benchè siano stati pubblicati dati macro non proprio entusiasmanti, come la prosecuzione della flessione del settore edilizio ed il superindice molto più negativo delle attese, le borse hanno mantenuto tutti i guadagni isterici seguiti all’annuncio di Bernanke, snobbando tali dati.

A proposito di Bernanke è da notare ilprofondo mutamento di tono del comunicato che ha accompagnato il taglio dei tassi.

Mentre fino a luglio la FED affermava noiosamente che gli Usa proseguivano nel loro ritmo di crescita moderata, che non si vedevano rischi di rallentamento, ma occorreva stare in guardia piuttosto sulle spinte inflazionistiche, l’ultimo comunicato ha fatto un salto mortale.

La crescita è messa a rischio dagli effetti della crisi finanziaria, in grado di “intensificare la correzione immobiliare e di contenere la crescita più in generale”. L’inflazione invece sta mostrando una apprezzabile moderazione. Cioè sta capitando esattamente quel che fino a prima delle ferie la FED si ostinava a negare.

Molto significativa è stata l’ammissione dello stesso Bernanke, fatta giovedì nell’audizione al Senato, di essersi sbagliato ed aver sottovalutato la crisi dei mutui.

Apprezzo la correttezza ma non la capacità di previsione.

Ora, evidentemente, il problema è capire se l’allarmismo di Bernanke non rischi di far passare il sistema economico USA dalla padella della possibile recessione alla brace dell’inflazione, o magari in tutte e due. E’ presto per verificarlo.

Attendiamoci comunque un po’ di mesi di debolezza congiunturale, con gli USA a lottare contro la recessione.

Nei prossimi giorni avremo una nutrita serie di dati che fotograferanno la situazione macro di agosto, quando è scoppiato il bubbone subprime.

 

 

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